mercoledì 26 settembre 2012

Preferisco il Paradiso!

Si è da poco conclusa la seconda puntata della fiction "Preferisco il Paradiso", che racconta - con qualche elemento certamente un po' romanzato - la vita di San Filippo Neri. Già la puntata di ieri mi ha molto colpito, non conoscevo questo santo e speravo di cogliere l'occasione di questo film per poterlo iniziare a scoprire, per poi conoscerlo meglio tramite suoi scritti o biografie.

Voglio però cominciare dalla fine, ovvero dalla morte di San Filippo Neri. La scena è molto toccante, perché mostra Padre Filippo che ha appena lasciato la sua stanza a Pierotto, un ragazzo che Filippo aveva accolto con sé quand'era ancora un bambino e che poi ha deciso di farsi sacerdote nella Confraternita di Filippo. Poi Filippo dice di essere stanco, si sdraia sul suo letto e chiede a Pierotto di cantargli la canzone che aveva loro insegnato quando erano bambini. Mentre Pierotto canta, Filippo - col sorriso in volto - esala l'ultimo respiro.
Pierotto piange, disperato per la perdita del suo caro amico e della sua guida spirituale. Arriva anche una bambina della comunità, che chiede a Pierotto se Filippo stia dormendo, ma Pierotto, fra le lacrime, le fa cenno di no con la testa, accarezza la bambina e si allontana per andare a suonare le campane della chiesa a lutto.
Tutta la comunità comprende che il loro amato Padre Filippo non c'è più, li ha lasciati, e accompagnati dal suono delle campane, ne piangono la scomparsa.
La bambina è rimasta accanto a Filippo e, guardando il suo sorriso, all'improvviso comprende... così corre in strada gridando a tutti: "Filippo è vivo! Filippo è vivo!"... La gente la guarda con compassione, pensando che la piccola non voglia accettare la morte di Padre Filippo; ma lei continua, senza stancarsi: "Filippo è vivo: è in Paradiso!".
Una scena davvero commovente: quella bambina, nella sua innocenza, aveva davvero compreso tutto!

E allora non posso che concludere questo intervento, ringraziando Dio per i suoi doni con le parole di Gesù:
Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. (Mt 11, 25)

domenica 22 agosto 2010

Non affannatevi!

Oggi sentiamo sempre più spesso parlare di precarietà, di difficoltà o addirittura di impossibilità a fare dei progetti di vita. Come potremmo, se è tanto difficile trovare lavoro? E quando qualcuno un po' più fortunato lo trova, riesce ad avere un contratto della durata di pochi anni. E allora, in un contesto come questo, come si può anche solo lontanamente pensare di sposarsi e di "metter su famiglia"?
Certo, il periodo che stiamo attraversando non è dei più facili, eppure anche in questo il Signore ci rivolge il suo invito:
Per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, nè mietono, nè ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena. (Mt 6, 25-34)
Che parole rassicuranti! Quanta speranza possiamo trarne! Eppure, siamo gente di poca fede: ci diciamo cristiani, a parole crediamo anche nella Provvidenza, ma poi all'atto pratico, quando davvero dovremmo affidare il nostro cuore e la nostra vita al Signore, siamo spaventati, non riusciamo a fidarci. Sì, nella quotidianità della nostra vita, non ci fidiamo di Dio! Pensiamo che quello che il Signore può fare per noi possa non essere abbastanza, che in qualche modo dobbiamo dargli una mano noi perché le cose possano andare nel verso giusto. Non riusciamo a credere pienamente che nulla è impossibile a Dio! (Lc 1, 37) Quando mi attraversano questi pensieri, quanto sento la mia piccolezza... ma il Signore è con noi, è pronto a farci rialzare, e con immensa misericordia ci perdona per queste nostre debolezze e continua a camminare al nostro fianco.

Ad ogni modo, dobbiamo fare attenzione a non fraintendere le parole di Gesù per portarle a nostro vantaggio: egli non ci sta dicendo che dobbiamo incrociare le braccia e aspettare che sia Lui a mettere le cose in ordine e a far sì che tutto vada bene. Piuttosto, ci indica chiaramente la strada: cercare il Regno di Dio! Anche in un altro episodio, Gesù ci fa notare che le pre-occupazioni e l'ansia che ogni tanto ci assale non fanno che allontanarci dalla ricerca del regno di Dio, verso il quale siamo in cammino e che siamo chiamati ad attuare anche qui su questa terra:
Una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta». (Lc 10, 38-41)
Per questo, non facciamoci scudo della "precarietà" della vita odierna perché non vogliamo prendere l'impegno di vivere la nostra vocazione, a cui il Signore ci chiama. Non è facile, la tentazione è quella dello smarrimento, dello sconforto: non sapendo cosa faremo domani, dove saremo, come possiamo pensare di progettare alcunchè? E come possiamo pensare di costruire una famiglia e mettere al mondo dei figli? Per dare loro una vita di difficoltà e privazioni? Ma queste sono tentazioni, di queste cose si preoccupa la gente del mondo (Lc 12, 30): è qui che dobbiamo lasciar spazio alla nostra fede, aprire il nostro cuore allo Spirito Santo, perché rivoluzioni il nostro modo di pensare e ci renda capaci di Amare e di vivere con semplicità e umiltà sull'esempio della Sacra Famiglia di Nazareth. Seguiamo l'esempio di Maria, che di fronte all'annuncio dell'arcangelo Gabriele, ha risposto il suo "Eccomi!". Non perdiamo mai la Speranza! Nei momenti di sconforto, affidiamo il nostro cuore e tutta la nostra vita a Dio, perché sia Lui ad indicarci la via da seguire; nei momenti di gioia, rendiamo a Lui grazie, perché tutta la nostra vita sia un inno di lode al Signore che ci ha creati.

La domenica, alla fine della S. Messa, spesso il diacono ci congeda con queste parole: "Glorificate il Signore con la vostra vita. Andate in pace". Accogliamo queste parole e cerchiamo di viverle profondamente, perché la pace di Cristo riempia i nostri cuori e allontani da noi quelle ansie che ci impediscono di vivere glorificando Dio. Non servono grandi cose per essere felici: l'amore del proprio marito, l'amore dei figli, l'amore per il marito ed i figli, se sono specchio dell'amore di Dio, possono rivoluzionare ogni logica umana, e permetterci di vivere ogni giorno con Fede autentica, rinnovata Speranza, pieni di Carità.

domenica 6 giugno 2010

Nelle mani di Dio

Prima di quello del 25 maggio, erano passati diversi mesi dal precedente intervento che avevo scritto... gli impegni quotidiani - si sa - son sempre tanti e spesso, con estrema facilità, ci lasciamo travolgere dagli eventi che si susseguono nella nostra vita, senza riuscire a fermarli, né a fermare noi stessi... non riusciamo ad accettare di perdere qualcosa della mondanità che ci avvolge, per raccoglierci in preghiera, lasciando tutto il resto fuori e restando soli con Dio, noi e Lui. Ci ricorda Gesù:
Quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. (Mt 6, 6)
Quando decisi di aprire questo blog, lo feci col proposito di farmi piccolo strumento nelle mani del Signore, per trasmettere e testimoniare il Suo messaggio - attraverso la Sua Parola e la testimonianza della Chiesa - con particolare riferimento alla vocazione matrimoniale. Per questo, ho sempre voluto dare importanza ad ogni intervento, trattenendomi dalla tentazione di riportarvi pensieri miei personali, e cercando piuttosto di prepararlo con cura, perché fosse frutto di preghiera e di meditazione sulla Parola di Dio e, come scrive San Paolo,
Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me. (Gal 2, 20)
Questa intenzione per me rimane ancora vera, ma in passato mi è capitato di rinunciare a scrivere qualcosa, perché lo ritenevo inadeguato, troppo semplice, volevo ancora leggere e cercare e pregare... Ma nella preghiera ho anche capito che il Signore fa affidamento su di me pur nella mia imperfezione, nella mia debolezza; io non potevo accettarle, ma parlavo per me stessa, non per Lui: Lui è accanto a me e continua a parlarmi e a sostenermi, affinché io possa continuare a servirlo e a compiere la sua missione, annunciando e testimoniando il suo messaggio d'Amore, anche e soprattutto con semplicità.
E' comprensibile che questo possa intimorirci, che possiamo non ritenerci all'altezza di questo compito; persino Mosé rivolse a Dio queste parole:
«Mio Signore, io non sono un buon parlatore; non lo sono mai stato prima e neppure da quando tu hai cominciato a parlare al tuo servo, ma sono impacciato di bocca e di lingua». (Es 4, 10)
Ma Egli subito (lo) ci rassicura:
«Chi ha dato una bocca all'uomo o chi lo rende muto o sordo, veggente o cieco? Non sono forse io, il Signore? Ora va'! Io sarò con la tua bocca e ti insegnerò quello che dovrai dire». (Es 4, 11-12)
E se sono così giovane, sposata da appena un anno, come posso pensare di sapere cosa sia il matrimonio e come vada vissuto? All'inizio tutto è facile e bello, ma i problemi verranno più avanti. Ecco, non mi crederanno, non ascolteranno la mia voce, ma diranno: Non ti è apparso il Signore! (Es 4, 1) Ma ciò che conta è la testimonianza, gettare il seme perché poi possa portare frutto, e farlo con umiltà e speranza, senza presunzione, con cuore sincero... e il Signore Dio farà il resto! Di fronte alla chiamata di Dio, Geremia rispose:
«Ahimé, Signore Dio, ecco io non so parlare, perché sono giovane». Ma il Signore mi disse: «Non dire: Sono giovane, ma va' da coloro a cui ti manderò e annunzia ciò che io ti ordinerò. Non temerli, perché io sono con te per proteggerti». Oracolo del Signore. (Ger 1, 6-8)
Questo invito il Signore lo rivolge ad ognuno di noi ed è sempre aperto. In particolare, io e mio marito sentiamo fortemente di aver ricevuto questa chiamata nel matrimonio, per contribuire alla edificazione del Regno di Dio nella storia mediante quelle stesse realtà quotidiane che riguardano e contraddistinguono la condizione di vita [della famiglia cristiana]: è allora nell'amore coniugale e familiare - vissuto nella sua straordinaria ricchezza di valori ed esigenze di totalità, unicità, fedeltà e fecondità - che si esprime e si realizza la partecipazione della famiglia cristiana alla missione profetica, sacerdotale e regale di Gesù Cristo e della sua Chiesa; l'amore e la vita costituiscono pertanto il nucleo della missione salvifica della famiglia cristiana nella Chiesa e per la Chiesa. [...] Partecipe della vita e della missione della Chiesa, la quale sta in religioso ascolto della Parola di Dio e la proclama con ferma fiducia, la famiglia cristiana vive il suo compito profetico accogliendo e annunciando la Parola di Dio: diventa così, ogni giorno di più, comunità credente ed evangelizzante. [...] La famiglia cristiana, soprattutto oggi, ha una speciale vocazione ad essere testimone dell'alleanza pasquale di Cristo, mediante la costante irradiazione della gioia dell'amore e della sicurezza della speranza, della quale deve rendere ragione. (Familiaris Consortio, 50-52)

Rispondere a questa chiamata non è facile, non ci sentiamo "arrivati" nè abbiamo la presunzione di credere che i problemi li abbiano solo gli altri; sappiamo di essere solo all'inizio di questo cammino, ma siamo pronti ad assaporarne la bellezza e ad affrontarne le sofferenze: è questo che ci siamo promessi il giorno del nostro matrimonio, ed in questo abbiamo la certezza di non camminare da soli. A volte si dice che gli sposi siano lasciati da soli, che la Chiesa e i sacerdoti si preoccupino di "sottrarre" coppie al matrimonio civile per sposarli in chiesa e che poi li lascino a loro stessi, abbandonandoli alle loro difficoltà. Non è così! Giovanni Paolo II che ci ha regalato la Familiaris Consortio, che è in grado di darci preziose indicazioni su come possiamo vivere la nostra vocazione coniugale e familiare nella Chiesa. Ma questo è solo un esempio; dobbiamo solo metterci alla ricerca, essere aperti all'ascolto, essere pronti a lasciarci sorprendere e trasformare dall'Amore di Dio!

Concludo affidando al Signore una semplice preghiera (attribuita dalla tradizione a san Francesco d'Assisi):

Signore, fa' di me uno strumento della Tua Pace:
Dove è odio, fa ch'io porti l'Amore,
Dove è offesa, ch'io porti il Perdono,
Dove è discordia, ch'io porti l'Unione,
Dove è dubbio, ch'io porti la Fede,
Dove è errore, ch'io porti la Verità,
Dove è disperazione, ch'io porti la Speranza,
Dove è tristezza, ch'io porti la Gioia,
Dove sono le tenebre, ch'io porti la Luce.

Maestro, fa che io non cerchi tanto
Ad esser consolato, quanto a consolare;
Ad essere compreso, quanto a comprendere;
Ad essere amato, quanto ad amare.

Poiché, così è:
Dando, che si riceve;
Perdonando, che si è perdonati;
Morendo, che si risuscita a Vita Eterna.

Amen

martedì 25 maggio 2010

La gioia dell'Amore

Domenica scorsa abbiamo celebrato la festa della Pentecoste. Quasi per caso, ma direi piuttosto grazie alla Divina Provvidenza, mi sono trovata a partecipare alla recita dei vespri che precedeva la celebrazione della Santa Messa e questo mi ha aiutata a vivere ancor più profondamente questa giornata e ad assaporare la bellezza di questa festa: il dono dello Spirito Santo, che non è sceso solo sugli Apostoli quasi duemila anni fa, ma che ancora oggi viene donato ad ognuno di noi!
Ecco come ci esorta san Paolo:
Cercate di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo Spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti. (Ef 4, 3-6)
E' la nostra fede, un messaggio di gioia e di amore, che ci ha portato il Signore e che ci viene continuamente ricordato dallo Spirito Consolatore, il Paraclito, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto (Gv 14, 26). Come possiamo temere, se noi, Figli di Dio, abbiamo accanto a noi, dentro di noi, lo Spirito Santo? Come possiamo non gioire nel profondo del cuore per questo meraviglioso dono che ognuno di noi ha ricevuto dal Padre?

Mentre ero raccolta in preghiera e meditavo su questi brani, il mio sguardo si soffermava su queste parole: unità, speranza, vocazione. Ed immediatamente ho inteso il "segreto" di un matrimonio felice: è Lui, è lo Spirito Santo che gli sposi ricevono come coppia nel giorno del loro matrimonio, che li trasforma e li rende riflesso dell'Amore di Cristo per la Chiesa! Ho compreso che, grazie alla sua presenza in noi, mio marito ed io riusciamo a superare momenti difficili, tristi, di solitudine perché lo Spirito Santo viene in nostro aiuto, rianima i nostri cuori e li infiamma di un Amore grande, immenso, così che - dove le nostre forze umane non posso arrivare - è Lui che supplisce con la sua forza, donandoci energia sempre nuova, che rinnova in noi ogni giorno l'Amore che abbiamo consacrato dinanzi a Dio nel giorno del nostro matrimonio!
Anche il nuovo rito del matrimonio ha ribadito con forza la presenza dello Spirito Santo, che viene effuso sugli sposi nella benedizione nuziale; questa è la preghiera che il sacerdote che ha celebrato il nostro matrimonio ha recitato per invocare su di noi, come coppia, uno dinanzi a Dio, la discesa dello Spirito Santo:
O Dio, stendi la tua mano su questi sposi ed effondi nei loro cuori la forza dello Spirito Santo. Fa’, o Signore, che, nell’unione da te consacrata, condividano i doni del tuo amore e, diventando l’uno per l’altro segno della tua presenza, siano un cuore solo e un’anima sola.
Dona loro, Signore, di sostenere anche con le opere la casa che oggi edificano. Alla scuola del Vangelo preparino i loro figli a diventare membri della tua Chiesa. Dona a questa sposa benedizione su benedizione: perché, come moglie e madre, diffonda la gioia nella casa e la illumini con generosità e dolcezza.
Guarda con paterna bontà il suo sposo: perché, forte della tua benedizione, adempia con fedeltà la sua missione di marito e di padre.
Non è bellissimo? Io credo che la cosa più bella è che non sono solo "belle parole": è tutto autenticamente vero! Forse a volte tendiamo a dimenticarcene, ma non dovremmo, perché queste parole sono fonte di Speranza per noi e possono consolarci ogni volta che ci sentiamo deboli, tristi, senza forza nè voglia di combattere; lo Spirito Consolatore è con noi, ci sostiene e ci aiuta a realizzare insieme il progetto che Dio ha su di noi e sulla nostra famiglia. Cosa abbiamo da temere? Perché preoccuparci? Abbiamo ben ragione di affidarci a Lui, perché Dio, che è nostro Padre, sa di cosa abbiamo bisogno. Per questo Gesù ci invita a cercare piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta. (Lc 12, 30-31)

Anche Giovanni Paolo II sottolinea quanto sia importante il dono dello Spirito Santo nella vita matrimoniale:
Lo Spirito, che il Signore effonde, dona il cuore nuovo e rende l'uomo e la donna capaci di amarsi, come Cristo ci ha amati. L'amore coniugale raggiunge quella pienezza a cui è interiormente ordinato, la carità coniugale, che è il modo proprio e specifico con cui gli sposi partecipano e sono chiamati a vivere la carità stessa di Cristo che si dona sulla Croce. (Familiaris Consortio, 13)
Ancora, nella prima lettura di domenica scorsa, ascoltavo queste parole: si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. (At 2, 2-4) Naturalmente il brano si riferisce agli apostoli e alla discesa dello Spirito Santo su di loro, ma perché non possiamo riferirlo ad ogni famiglia? Una famiglia riunita in casa, che lascia porte e finestre spalancate, perché il soffio di Dio possa entrare, avvolgerli completamente ed infiammare i loro cuori perché superino incomprensioni e dispiaceri, parlando l'unico linguaggio dell'Amore.

Voglio concludere questo intervento con una preghiera, che è un canto allo Spirito Santo, un canto che ho conosciuto grazie a mio marito alcuni anni fa e che ancora oggi, ogni volta che lo canto, mi emoziona:

Vieni, vieni Spirito d'Amore
Vieni, vieni, Spirito d'Amore,
ad insegnar le cose di Dio.
Vieni, vieni, Spirito di pace,
a suggerir le cose che lui ha detto a noi.

Noi ti invochiamo, Spirito di Cristo,
vieni tu dentro di noi.
Cambia i nostri occhi, fa' che noi vediamo
la bontà di Dio per noi.

Vieni o Spirito dai quattro venti
e soffia su chi non ha vita.
Vieni o Spirito e soffia su di noi,
perché anche noi riviviamo.

Insegnaci a sperare, insegnaci ad amare,
insegnaci a lodare Iddio.
Insegnaci a pregare, insegnaci la via,
insegnaci tu l'unità.

martedì 29 settembre 2009

Imparare ad amare

Amare: se pensiamo a questo verbo, ci vengono subito in mente immagini meravigliose, scene di un bel film romantico, ricordi (gioiosi o tristi) di momenti vissuti con qualcuno... E quanto spesso l'amore ha ispirato poeti e scrittori nei secoli passati; la letteratura ne è davvero piena.
Eppure, non sempre siamo capaci di esprimere con pienezza questo sentimento, a volte ci capita di non riuscire ad affrontare una situazione come vorremmo: quando attraversiamo un momento di difficoltà, pur amando una persona, non sappiamo da che parte cominciare per venirne a capo. Camminando per la strada, quante volte ci capita di incrociare delle coppie che passeggiano teneramente mano nella mano, che si rivolgono sguardi pieni d'amore, ci sembrano davvero felici... e allora pensiamo: "Ma come si fa ad essere sempre così innamorati?", "Qual è il segreto dell'amore «vero»?", o ancora "Si può imparare ad amare?".
Ebbene, io credo fermamente che la risposta a questa domanda sia "SI!", ma non dobbiamo ricercarla in una dimensione puramente umana. La risposta viene, infatti, da Colui che ci ha creati.
Giovanni Paolo II scrive:
Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza (cfr. Gn 1, 26): chiamandolo all'esistenza per amore, l'ha chiamato nello stesso tempo all'amore. Dio è amore (1Gv 4, 8). Creandola a sua immagine e continuamente conservandola nell'essere, Dio iscrive nell'umanità dell'uomo e della donna la vocazione, e quindi la capacità e la responsabilità dell'amore e della comunione. L'amore è, pertanto, la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano. (Familiaris Consortio, 11)
Queste parole esprimono un contenuto davvero importante: ciascuno di noi è chiamato ad amare! Siamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio, ed essendo Dio amore, siamo chiamati ogni giorno a vivere la nostra vita come espressione dell'amore da cui siamo stati generati. Ma allora è questa la chiave di tutto: siamo figli di Dio, di un Dio che è Amore; solo da Lui possiamo imparare ad amare!
Per amare, e amare davvero, con tutto noi stessi, non lasciamoci distrarre da immagini "false", da puri riflessi d'amore, in grado di placare solo per un attimo la nostra ricerca... dobbiamo attingere all'unica sorgente dell'amore Vero: Dio, nostro Padre. E questo esempio da seguire non è un esempio "campato per aria", non è un Dio che sta nei cieli, lontano dagli uomini: è un esempio concreto, è una persona, perché è un Dio che si è fatto carne, in Cristo Gesù. Dice il Signore: Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri (Gv 13, 34) , ma non finisce qui... Non è che Gesù è sceso sulla terra, è venuto a dirci cosa fare e poi dice: beh, ora arrangiatevi! Egli ci indica la strada da seguire: Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi (Gv 15, 9); Come io vi ho amato, così anche voi amatevi gli uni gli altri (Gv 13, 34). È questo un amore che si trasmette dal Padre al Figlio e da Lui a ciascuno di noi: Dio ci ha amati per primo e noi abbiamo dentro di noi la capacità di amare come figli di Dio: Gesù ha amato tutti gli uomini, come ha fatto nostro Padre; allo stesso modo, seguiamo l'esempio di Gesù e amiamo i nostri fratelli con lo stesso amore che abbiamo ricevuto da Lui. Ci ricorda san Paolo: L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato (Rm 5, 5); anche san Giovanni ci ricorda in che modo noi abbiamo fatto esperienza dell'amore di Gesù Cristo: In questo abbiamo conosciuto l'amore, nel fatto che Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità (1Gv 3, 16.18).
Il Signore ci affida un compito arduo: quello di testimoniare e annunciare il Signore con la nostra vita, amando i nostri fratelli. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri (Gv 13, 35). Ma forse ancora non siamo riusciti a compiere pienamente la volontà del Signore: forse le nostre vite non sono ancora il riflesso, l'immagine dell'Amore di Dio. A volte, troppo spesso, ci vergognamo di professare la nostra fede, se non nei luoghi "appositamente adibiti a questo scopo"; ma non è questo che Dio ci chiede: Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendagli tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte (Dt 6, 6-9); Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti (Mt 10, 27). Per questo voglio chiedere al Signore che ci insegni ad amare, perché chi ci incontra per strada possa vedere nei nostri occhi l'Amore di Dio. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio ed egli in lui. E da questo conosciamo che dimora in noi: dallo Spirito che ci ha dato (1Gv 3, 16.18-24).
Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore (1Gv 4, 8): se non siamo capaci di amare, riconosciamoci umili, mettiamo da parte il nostro orgoglio e cerchiamo Dio; offriamo le nostre debolezze, i nostri egoismi, le nostre paure al Signore, perché Egli possa aprire il nostro cuore alla bellezza e alla gioia vera che viene dall'Amore, un amore che si dona fino alla morte. Non è un amore che possiamo pretendere, non è un amore da tenere per sé: è un dono che non può lasciarci indifferenti, che è in grado di stravolgere completamente la propria vita e che per questo deve essere offerto agli altri con generosità, con gratuità, interamente, senza temere di rimetterci. Gesù ci ha amato di un amore totale, fino a morire in croce per noi: noi oggi siamo chiamati a seguirlo, a metterci nelle Sue mani, perché anche la nostra vita sia un dono totale ai fratelli.
Concludo questo intervento con le parole di san Paolo, che ci indica la strada per amare davvero:
La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità! (1Cor 13, 4-8.13)
Che il Signore ci guidi in questo cammino e ci insegni ogni giorno ad Amare, con tutto il cuore, con tutto noi stessi, perché possiamo essere suoi testimoni ed Egli dimorare in noi!

martedì 18 agosto 2009

Un matrimonio in Cristo è per sempre!

Annuncio di matrimonio: wow! E, come vuole la tradizione, il matrimonio sarà celebrato in chiesa. Non appena si mette in moto la macchina dei preparativi, il primo passo è proprio la scelta della chiesa, perché anche lì bisogna fare bella figura. E ci vuole anche un po' di pazienza, perché se ti vuoi sposare in chiesa, il prete vuole pure conoscere i futuri sposi, bisogna seguire il 'corso prematrimoniale'... insomma, un sacco di impedimenti... ma vabbé, un sacrificio tutto sommato sopportabile.
Passano i mesi e finalmente giunge il gran giorno, quello delle sospirate nozze! Quanta gioia si prova: l'emozione di uno sguardo, lo scambio degli anelli che suggella una promessa d'amore, l'allegria nella festa con amici e parenti... E' nata una nuova famiglia! E dopo?
Inizia la vita quotidiana, in cui ognuno cerca di ritagliarsi un proprio ruolo. Può funzionare, ma non sempre. E se le cose si mettono male, non c'è problema: si può chiedere la separazione, addirittura con un po' di pazienza si può anche ottenere il divorzio. Più che giusto: perché devo continuare a stare con una persona che non mi dà più nulla, con la quale sto male e litigo sempre? Si, è vero: siamo stati innamorati, ma ora non c'è più quel sentimento che ci legava. A che serve restare insieme? Se ci sono dei figli, bisogna cercare di far capire loro che è la cosa migliore, che non c'è altra strada, ma che mamma e papà continueranno sempre a voler loro tanto bene. E non si capisce com'è che la Chiesa possa essere ancora così all'antica, pretendendo che un matrimonio duri per tutta la vita. Fa sempre un sacco di problemi, vuole intervenire su tutto. Ma che ne sanno i preti di cosa sia l'amore e dei problemi che una coppia può avere?

Io credo che l'errore sia stato commesso all'inizio: non ci si sposa in Chiesa per tradizione, il matrimonio cattolico è un Sacramento! I due sposi si uniscono davanti a Dio ed è lo Spirito Santo che suggella questa promessa d'Amore per tutta la vita! Se non vogliamo che Dio si metta in mezzo a cose che non lo riguardano, la soluzione è molto semplice: basta sposarsi in Comune. Nessuno è obbligato a sposarsi in Chiesa e quello che più mi dispiace è che - così facendo - la scelta di celebrare un matrimonio cattolico diventa sempre più un'abitudine e sempre meno una testimonianza cristiana.
Quello che comunemente è chiamato 'corso prematrimoniale' è un cammino di preparazione al matrimonio cattolico: è opportuno che si segua questo cammino con consapevolezza e disponibilità, per accogliere la Parola che il Signore vorrà donarci attraverso le persone che ci accompagnano in questo percorso. Alla fine, si può anche capire che non si è pronti per compiere questo passo e allora è più che giusto avere il coraggio di tornare indietro, di aspettare: il Sacramento del matrimonio è un progetto grande, che può dare una gioia immensa; ma, se non siamo pronti ad accoglierlo, se non ci sentiamo ancora in grado di affidarci a Dio per farci suoi strumenti nella realizzazione di questo suo disegno, allora è bene fermarsi. Il Signore è sempre al nostro fianco e non ci abbandona: se scegliamo di celebrare un matrimonio cattolico (invece che puramente civile), la Grazia di Cristo ci accompagnerà sempre e ci darà la forza di affrontare i momenti più difficili. Senza di me non potete far nulla, dice il Signore (Gv 15, 5), ma questo non deve spaventarci, non è una minaccia; Egli, infatti, ci dice anche: Non abbiate paura (Mt 14, 27), e ancora: Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28, 20). Non siamo soli, il Signore è con noi! Allora, affidiamoci a Lui, consegnandogli le nostre debolezze, le nostre paure e ascoltando le Sue risposte: Egli verrà in nostro aiuto, guidando i nostri passi e donandoci serenità e pace. Infatti, è scritto: Tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato (Mc 11, 24). Quando finalmente ci sentiremo pronti a rispondere alla Sua chiamata, sapremo accorgercene: Dio è paziente, sa aspettare e se sapremo affidarci alle Sue mani amorevoli, potrà trasformare il nostro amore e tutta la nostra vita in qualcosa di meraviglioso!

Un giorno - proprio seguendo l'itinerario di preparazione al matrimonio - ho letto questa poesia di Michel Quoist: sono parole molto forti, ma altrettanto vere. Oggi, purtroppo, si decide di sposarsi troppo frettolosamente e con troppa leggerezza, senza pensare alle conseguenze di questa scelta: in fondo, tutto è reversibile. Ma non è così: un matrimonio che finisce è molto più di una storia d'amore che giunge al termine. Qualcosa dentro di noi si spezza e credo che le parole di Michel Quoist riescano a descrivere pienamente queste sfumature, senza bisogno di ulteriori commenti.

Uno di voi se n'è andato, l'altro piange e maledice,
mormorando piano "ti amo ancora".
Oppure entrambi, sorriso di paccottiglia sulle labbra,
maschera di carnevale su una piaga nascosta,
"di comune accordo" e con la benedizione delle leggi,
avete spento le ultime braci del focolare,
e chiuso per sempre la porta sul vostro amore in cenere.
Quali che siano i vostri sforzi per ricostruire altrove la casa della felicità,
e in un focolare nuovo tentare di riaccendere un fuoco,
amici, poveri amici, vi dico:
Voi non potete abolire il vostro matrimonio!

Potete strappare le fotografie e distruggere i regali,
potete calpestare i ricordi felici, sepolti sotto il peso dei giorni infelici,
e forse tentare di dividere ciò che era di entrambi.
Ma chi può ridare all'altro la vita ricevuta da lui?
Essa vi scorre nelle vene, sangue mescolato per sempre,
ben oltre la pelle un tempo follemente accarezzata,
fin nella carne del cuore, che i vasi irrigano:
Voi non potete abolire il vostro matrimonio!

Nel vostro figlio avete annodato i fili della vostra vita,
e nessuno mai ha potuto slegare questo nodo sacro,
perché questo nodo è le vostre due vite per sempre riunite in una vita nuova.
E quando baciate in volto il figlio,
sono i vostri visi che baciate insieme al suo:
Voi non potete abolire il vostro matrimonio!

Potete accusare l'altro, la società o il destino,
potete maledire la Chiesa e il Dio Onnipotente,
ma la sua potenza non può nulla contro la vostro libertà.
Perché se liberamente Gli avete chiesto di impegnarsi con voi
quando vi impegnavate entrambi,
Egli rimane fedele...
E non può abolire il vostro matrimonio!

M. Quoist, Parlami d'amore