martedì 29 settembre 2009

Imparare ad amare

Amare: se pensiamo a questo verbo, ci vengono subito in mente immagini meravigliose, scene di un bel film romantico, ricordi (gioiosi o tristi) di momenti vissuti con qualcuno... E quanto spesso l'amore ha ispirato poeti e scrittori nei secoli passati; la letteratura ne è davvero piena.
Eppure, non sempre siamo capaci di esprimere con pienezza questo sentimento, a volte ci capita di non riuscire ad affrontare una situazione come vorremmo: quando attraversiamo un momento di difficoltà, pur amando una persona, non sappiamo da che parte cominciare per venirne a capo. Camminando per la strada, quante volte ci capita di incrociare delle coppie che passeggiano teneramente mano nella mano, che si rivolgono sguardi pieni d'amore, ci sembrano davvero felici... e allora pensiamo: "Ma come si fa ad essere sempre così innamorati?", "Qual è il segreto dell'amore «vero»?", o ancora "Si può imparare ad amare?".
Ebbene, io credo fermamente che la risposta a questa domanda sia "SI!", ma non dobbiamo ricercarla in una dimensione puramente umana. La risposta viene, infatti, da Colui che ci ha creati.
Giovanni Paolo II scrive:
Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza (cfr. Gn 1, 26): chiamandolo all'esistenza per amore, l'ha chiamato nello stesso tempo all'amore. Dio è amore (1Gv 4, 8). Creandola a sua immagine e continuamente conservandola nell'essere, Dio iscrive nell'umanità dell'uomo e della donna la vocazione, e quindi la capacità e la responsabilità dell'amore e della comunione. L'amore è, pertanto, la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano. (Familiaris Consortio, 11)
Queste parole esprimono un contenuto davvero importante: ciascuno di noi è chiamato ad amare! Siamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio, ed essendo Dio amore, siamo chiamati ogni giorno a vivere la nostra vita come espressione dell'amore da cui siamo stati generati. Ma allora è questa la chiave di tutto: siamo figli di Dio, di un Dio che è Amore; solo da Lui possiamo imparare ad amare!
Per amare, e amare davvero, con tutto noi stessi, non lasciamoci distrarre da immagini "false", da puri riflessi d'amore, in grado di placare solo per un attimo la nostra ricerca... dobbiamo attingere all'unica sorgente dell'amore Vero: Dio, nostro Padre. E questo esempio da seguire non è un esempio "campato per aria", non è un Dio che sta nei cieli, lontano dagli uomini: è un esempio concreto, è una persona, perché è un Dio che si è fatto carne, in Cristo Gesù. Dice il Signore: Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri (Gv 13, 34) , ma non finisce qui... Non è che Gesù è sceso sulla terra, è venuto a dirci cosa fare e poi dice: beh, ora arrangiatevi! Egli ci indica la strada da seguire: Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi (Gv 15, 9); Come io vi ho amato, così anche voi amatevi gli uni gli altri (Gv 13, 34). È questo un amore che si trasmette dal Padre al Figlio e da Lui a ciascuno di noi: Dio ci ha amati per primo e noi abbiamo dentro di noi la capacità di amare come figli di Dio: Gesù ha amato tutti gli uomini, come ha fatto nostro Padre; allo stesso modo, seguiamo l'esempio di Gesù e amiamo i nostri fratelli con lo stesso amore che abbiamo ricevuto da Lui. Ci ricorda san Paolo: L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato (Rm 5, 5); anche san Giovanni ci ricorda in che modo noi abbiamo fatto esperienza dell'amore di Gesù Cristo: In questo abbiamo conosciuto l'amore, nel fatto che Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità (1Gv 3, 16.18).
Il Signore ci affida un compito arduo: quello di testimoniare e annunciare il Signore con la nostra vita, amando i nostri fratelli. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri (Gv 13, 35). Ma forse ancora non siamo riusciti a compiere pienamente la volontà del Signore: forse le nostre vite non sono ancora il riflesso, l'immagine dell'Amore di Dio. A volte, troppo spesso, ci vergognamo di professare la nostra fede, se non nei luoghi "appositamente adibiti a questo scopo"; ma non è questo che Dio ci chiede: Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendagli tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte (Dt 6, 6-9); Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti (Mt 10, 27). Per questo voglio chiedere al Signore che ci insegni ad amare, perché chi ci incontra per strada possa vedere nei nostri occhi l'Amore di Dio. Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio ed egli in lui. E da questo conosciamo che dimora in noi: dallo Spirito che ci ha dato (1Gv 3, 16.18-24).
Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore (1Gv 4, 8): se non siamo capaci di amare, riconosciamoci umili, mettiamo da parte il nostro orgoglio e cerchiamo Dio; offriamo le nostre debolezze, i nostri egoismi, le nostre paure al Signore, perché Egli possa aprire il nostro cuore alla bellezza e alla gioia vera che viene dall'Amore, un amore che si dona fino alla morte. Non è un amore che possiamo pretendere, non è un amore da tenere per sé: è un dono che non può lasciarci indifferenti, che è in grado di stravolgere completamente la propria vita e che per questo deve essere offerto agli altri con generosità, con gratuità, interamente, senza temere di rimetterci. Gesù ci ha amato di un amore totale, fino a morire in croce per noi: noi oggi siamo chiamati a seguirlo, a metterci nelle Sue mani, perché anche la nostra vita sia un dono totale ai fratelli.
Concludo questo intervento con le parole di san Paolo, che ci indica la strada per amare davvero:
La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità! (1Cor 13, 4-8.13)
Che il Signore ci guidi in questo cammino e ci insegni ogni giorno ad Amare, con tutto il cuore, con tutto noi stessi, perché possiamo essere suoi testimoni ed Egli dimorare in noi!

martedì 18 agosto 2009

Un matrimonio in Cristo è per sempre!

Annuncio di matrimonio: wow! E, come vuole la tradizione, il matrimonio sarà celebrato in chiesa. Non appena si mette in moto la macchina dei preparativi, il primo passo è proprio la scelta della chiesa, perché anche lì bisogna fare bella figura. E ci vuole anche un po' di pazienza, perché se ti vuoi sposare in chiesa, il prete vuole pure conoscere i futuri sposi, bisogna seguire il 'corso prematrimoniale'... insomma, un sacco di impedimenti... ma vabbé, un sacrificio tutto sommato sopportabile.
Passano i mesi e finalmente giunge il gran giorno, quello delle sospirate nozze! Quanta gioia si prova: l'emozione di uno sguardo, lo scambio degli anelli che suggella una promessa d'amore, l'allegria nella festa con amici e parenti... E' nata una nuova famiglia! E dopo?
Inizia la vita quotidiana, in cui ognuno cerca di ritagliarsi un proprio ruolo. Può funzionare, ma non sempre. E se le cose si mettono male, non c'è problema: si può chiedere la separazione, addirittura con un po' di pazienza si può anche ottenere il divorzio. Più che giusto: perché devo continuare a stare con una persona che non mi dà più nulla, con la quale sto male e litigo sempre? Si, è vero: siamo stati innamorati, ma ora non c'è più quel sentimento che ci legava. A che serve restare insieme? Se ci sono dei figli, bisogna cercare di far capire loro che è la cosa migliore, che non c'è altra strada, ma che mamma e papà continueranno sempre a voler loro tanto bene. E non si capisce com'è che la Chiesa possa essere ancora così all'antica, pretendendo che un matrimonio duri per tutta la vita. Fa sempre un sacco di problemi, vuole intervenire su tutto. Ma che ne sanno i preti di cosa sia l'amore e dei problemi che una coppia può avere?

Io credo che l'errore sia stato commesso all'inizio: non ci si sposa in Chiesa per tradizione, il matrimonio cattolico è un Sacramento! I due sposi si uniscono davanti a Dio ed è lo Spirito Santo che suggella questa promessa d'Amore per tutta la vita! Se non vogliamo che Dio si metta in mezzo a cose che non lo riguardano, la soluzione è molto semplice: basta sposarsi in Comune. Nessuno è obbligato a sposarsi in Chiesa e quello che più mi dispiace è che - così facendo - la scelta di celebrare un matrimonio cattolico diventa sempre più un'abitudine e sempre meno una testimonianza cristiana.
Quello che comunemente è chiamato 'corso prematrimoniale' è un cammino di preparazione al matrimonio cattolico: è opportuno che si segua questo cammino con consapevolezza e disponibilità, per accogliere la Parola che il Signore vorrà donarci attraverso le persone che ci accompagnano in questo percorso. Alla fine, si può anche capire che non si è pronti per compiere questo passo e allora è più che giusto avere il coraggio di tornare indietro, di aspettare: il Sacramento del matrimonio è un progetto grande, che può dare una gioia immensa; ma, se non siamo pronti ad accoglierlo, se non ci sentiamo ancora in grado di affidarci a Dio per farci suoi strumenti nella realizzazione di questo suo disegno, allora è bene fermarsi. Il Signore è sempre al nostro fianco e non ci abbandona: se scegliamo di celebrare un matrimonio cattolico (invece che puramente civile), la Grazia di Cristo ci accompagnerà sempre e ci darà la forza di affrontare i momenti più difficili. Senza di me non potete far nulla, dice il Signore (Gv 15, 5), ma questo non deve spaventarci, non è una minaccia; Egli, infatti, ci dice anche: Non abbiate paura (Mt 14, 27), e ancora: Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28, 20). Non siamo soli, il Signore è con noi! Allora, affidiamoci a Lui, consegnandogli le nostre debolezze, le nostre paure e ascoltando le Sue risposte: Egli verrà in nostro aiuto, guidando i nostri passi e donandoci serenità e pace. Infatti, è scritto: Tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato (Mc 11, 24). Quando finalmente ci sentiremo pronti a rispondere alla Sua chiamata, sapremo accorgercene: Dio è paziente, sa aspettare e se sapremo affidarci alle Sue mani amorevoli, potrà trasformare il nostro amore e tutta la nostra vita in qualcosa di meraviglioso!

Un giorno - proprio seguendo l'itinerario di preparazione al matrimonio - ho letto questa poesia di Michel Quoist: sono parole molto forti, ma altrettanto vere. Oggi, purtroppo, si decide di sposarsi troppo frettolosamente e con troppa leggerezza, senza pensare alle conseguenze di questa scelta: in fondo, tutto è reversibile. Ma non è così: un matrimonio che finisce è molto più di una storia d'amore che giunge al termine. Qualcosa dentro di noi si spezza e credo che le parole di Michel Quoist riescano a descrivere pienamente queste sfumature, senza bisogno di ulteriori commenti.

Uno di voi se n'è andato, l'altro piange e maledice,
mormorando piano "ti amo ancora".
Oppure entrambi, sorriso di paccottiglia sulle labbra,
maschera di carnevale su una piaga nascosta,
"di comune accordo" e con la benedizione delle leggi,
avete spento le ultime braci del focolare,
e chiuso per sempre la porta sul vostro amore in cenere.
Quali che siano i vostri sforzi per ricostruire altrove la casa della felicità,
e in un focolare nuovo tentare di riaccendere un fuoco,
amici, poveri amici, vi dico:
Voi non potete abolire il vostro matrimonio!

Potete strappare le fotografie e distruggere i regali,
potete calpestare i ricordi felici, sepolti sotto il peso dei giorni infelici,
e forse tentare di dividere ciò che era di entrambi.
Ma chi può ridare all'altro la vita ricevuta da lui?
Essa vi scorre nelle vene, sangue mescolato per sempre,
ben oltre la pelle un tempo follemente accarezzata,
fin nella carne del cuore, che i vasi irrigano:
Voi non potete abolire il vostro matrimonio!

Nel vostro figlio avete annodato i fili della vostra vita,
e nessuno mai ha potuto slegare questo nodo sacro,
perché questo nodo è le vostre due vite per sempre riunite in una vita nuova.
E quando baciate in volto il figlio,
sono i vostri visi che baciate insieme al suo:
Voi non potete abolire il vostro matrimonio!

Potete accusare l'altro, la società o il destino,
potete maledire la Chiesa e il Dio Onnipotente,
ma la sua potenza non può nulla contro la vostro libertà.
Perché se liberamente Gli avete chiesto di impegnarsi con voi
quando vi impegnavate entrambi,
Egli rimane fedele...
E non può abolire il vostro matrimonio!

M. Quoist, Parlami d'amore